Come è nato questo blog?

Le autrici di questo blog si sono incontrate cinque anni fa. Nell’aula al piano terra della Facoltà di Filosofia di Roma Tre si teneva la prima lezione di filosofia della scienza. “Chi di voi si definisce relativista?”, chiese il professore. Molte mani si alzarono, altre (poche, per la verità) rimasero abbassate tra i banchi, un po’ per timidezza, un po’ per ignoranza, un po’ per convinzione.

Chi sa definire il relativismo?”, proseguì il professore. Calò il silenzio.

Parlare di relativismo e dire di aderirvi è diventato di gran moda. Una moda talmente diffusa da riuscire a penetrare nelle menti di studenti appena usciti dai torpori liceali e non ancora avvezzi alla riflessione filosofica; una moda così invadente da aver pervaso il linguaggio ed il sentire comuni impedendo, a chi volesse esercitare il proprio buon senso, di superare l’ostacolo del politicamente corretto.

Le autrici di questo blog ritengono sia possibile fare filosofia pur non ponendosi sotto l’egida del relativismo. La filosofia, anzi, richiede una forte dose di realismo: l’idea, cioè, che ci sia una realtà (e la conseguente verità che la caratterizza) a cui il pensiero umano forse non riesce a giungere ma la cui esistenza non si può negare, pena l’incapacità di parlare, di vivere nel mondo, di relazionarsi con l’altro, di fare filosofia.

Il blog, dichiaratamente anti-relativista, è di conseguenza largamente aperto al confronto filosofico. Solo in un quadro non relativista, infatti, si può esercitare adeguatamente la libertà di pensiero. Il relativismo, negando la possibilità stessa della verità, impedisce all’uomo di interrogarsi su di essa. È per questo motivo che “La bianchezza della balena” accoglie articoli filosofici riguardanti qualsiasi settore disciplinare, autore e periodo.

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